lunedì 21 marzo 2011

Massé - Dialogo per pianoforte e percussioni - impressioni post-spettacolo e programma di sala





Sorprendente, coinvolgente, emozionante: lo spettacolo andato in scena sabato 19 marzo nella chiesa di San Giuseppe ad Alba ha catturato il pubblico e lo ha tenuto avvinto in una rete fatta di musica, pensieri, parole, immagini.  Il pianoforte di Paola Salvadeo e le percussioni di Sara Malandrone (duo Senza Espressione) hanno tessuto un dialogo costante, raccontando e suggerendo situazioni, presenti e passate, in un continuo susseguirsi di emozioni contrastanti. Così diverse, così simili - proprio come i loro strumenti - le musiciste hanno saputo evocare atmosfere tanto distanti quanto profondamente connesse, lasciando il pubblico  piacevolmente sorpreso e soprattutto entusiasta. Ne sono stati prova gli applausi, calorosissimi, ed i commenti del dopo-concerto, quando, complice un bicchiere di vino, pubblico e protagonisti dello spettacolo si sono scambiati impressioni e sorrisi. Perché il palcoscenico, in fondo, altro non è se non un piccolo riflesso, straordinariamente nitido tanto da essere talvolta incredibile, della vita stessa: in Massé ciò che accade in scena è un frammento, uno sguardo, un gioco,  un racconto che si snoda attraverso la musica laddove  sarebbe banale esprimersi soltanto a parole. La musica, in fondo, "è un dono sufficiente" ( Vikram Seth, Una musica costante )



Di seguito il programma di sala. Come ho spiegato durante l'introduzione allo spettacolo, non ho voluto, scrivendolo, analizzare i brani e la loro collocazione all'interno dello spettacolo in modo troppo minuzioso: ho semplicemente cercato di restituire ciò che essi avevano suscitato al mio ascolto.

Miguel Martìnez
Tre danze spagnole: Danza Gitana, Danza Manchega, Danza Basca

Pianoforte

Un viaggio attraverso i luoghi, i suoni, le atmosfere piene di passione
e malinconia della Spagna: questo evocano le tre Danze del compositore
contemporaneo Miguel Martìnez, che rivisita in chiave moderna le sonorità
ispaniche conferendo loro un tocco personalissimo ed insieme
profondamente aderente alla tradizione. Il pianoforte acquista un tocco
ora melodico, struggente, ora percussivo e penetrante, dando voce alla
musicalità allegra, solare, ma allo stesso tempo dolorosa ed inquieta, del
popolo zingaro (Danza Gitana); interpreta il carattere vivace ed animato,
molto ritmato, mosso ed incalzante delle danze tradizionali della Mancia
(Danza Manchega); ci conduce, infine, in un trascinante zortzico, danza
popolare dei paesi Baschi dal particolare ritmo in cinque ottavi (Danza
Basca).
Energie differenti che si fondono in un’unica anima, viva, appassionante,
coinvolgente, che nient’altro riesce ad esprimere quanto la musica.


Sara Malandrone
Bonzo
Assolo di batteria


Il titolo del pezzo è un omaggio al leggendario batterista dei Led Zeppelin,
John Bonham, soprannominato appunto “Bonzo”. Musicista creativo,
dallo stile personalissimo ed innovativo, Bonham rivoluziona il
modo di concepire l’esecuzione alla batteria, solitamente relegata ad un
ruolo di puro accompagnamento e supporto ritmico ai brani. Inaugurando
un genere grazie a sessioni di improvvisazione entrate di diritto
nella storia del rock, Bonham crea un momento, l’assolo di batteria, destinato
a cambiare fin dal profondo il concetto stesso della percezione
delle percussioni: timbro, musicalità, spettacolo puro diventano parte
integrante della dignità prettamente solistica che Bonham conferisce alla
batteria. Primo in assoluto, Bonham accorda le pelli dei suoi tamburi e
studia l’angolazione delle bacchette per produrre sonorità ora eleganti,
melodiche, ora impetuose e potenti: in alcune occasioni arriva ad utilizzare
soltanto le mani per ricercare un suono maggiormente incisivo,
puramente percussivo.
A tutto questo si ispira e si riconduce l’assolo di batteria composto da
Sara Malandrone, che interpreta uno stile ed una musicalità che dimostrano
le molteplici possibilità sonore dello strumento.


Gordon Stout
Rivers of Wood
Pianoforte e marimba


Questo pezzo è stato commissionato al compositore, percussionista ed
insegnante Gordon Stout, nel 1999, dalla Rivers Music School di Boston,
MA, in occasione di un Seminario annuale di musica contemporanea.
Dedicato ad una insegnante e ad un suo allievo tredicenne, costituisce
un sfida per il compositore, che si trova a dover comporre musica per marimba
agevolmente eseguibile da uno studente senza per questo alterare
il proprio stile compositivo né le modalità di costruzione del pezzo. Stout
stesso spiega di aver concepito il nucleo originale della composizione in
idee tematiche elaborate inizialmente al pianoforte e quindi sviluppate
organicamente.
Il titolo del pezzo, Rivers of Wood, rimanda al nome della scuola committente
ma anche al dipanarsi della musica, che scorre in ‘fiumi’ sonori,
senza soluzione di continuità, scaturendo da una sorgente inaspettata
quanto musicalmente limpida… il legno della marimba.
All’interno del brano marimba e pianoforte ora si sovrappongono,
ora si allontanano, ora si inseguono, ora si perdono l’uno nell’altra, in
un dialogo incessante costruito su precisi rimandi ritmici e descrittivi.
Sono le due anime (così diverse, così identiche) della stessa idea, ciclica,
ipnotica, spesso sorprendente, che fluisce lungo tutto il pezzo creando un
sottile tessuto sonoro in cui i due strumenti diventano risposta l’uno agli
interrogativi dell’altro.


Earl Hatch
Concerto Conglomerata of old Jigs, Reels and Hornpipes
Pianoforte e marimba


Il titolo di questo brano rimanda a paesaggi scozzesi e ad impasti sonori
dominati dalle cornamuse: in effetti l’ispirazione principale dell’autore,
il percussionista, pianista e compositore statunitense contemporaneo
Earl Hatch, viene da melodie popolari che mescolano ritmi di danza.
La jig (accostabile alla giga italiana, gigue francese) ed il reel sono infatti
due forme tradizionali di danza, di ambito celtico – scozzese ed irlandese
in particolare – rispettivamente in tempo binario e ternario; hornpipe è,
ovviamente, la cornamusa, strumento associato per eccellenza alla tradizione
musicale della Scozia.
Esistono due versioni differenti di questa composizione: un arrangiamento
per marimba solista più Trio di marimbe e la versione, qui proposta,
per marimba e pianoforte. È interessante avvicinarsi ad un repertorio
di questo genere attraverso strumenti apparentemente così poco accostabili
alle cornamuse: in realtà l’evocazione di un’atmosfera, il rimando ad
uno scenario (non soltanto reale, ma anche – e soprattutto – emotivo) non
dipendono tanto dall’aderenza a ciò che ci si aspetterebbe, ma principalmente
dalla disponibilità a lasciarsi sorprendere, ad aprirsi ad un’esperienza
nuova e coinvolgente.


Sara Malandrone
9/11/1989
Video + assolo batteria


Nei giorni immediatamente seguenti alla caduta del Muro di Berlino,
avvenuta il 9 novembre 1989, molte vite furono segnate dal cambiamento.
La fine di un’epoca, l’aprirsi di una nuova prospettiva, la prima pagina di
un nuovo capitolo della storia. Tutto questo ci è noto dai giornali, dalla televisione,
dai discorsi dei ‘grandi’ della politica e della società, che hanno
lasciato una testimonianza, scritto un saggio, raccontato, spiegato, riferito
il loro punto di vista.
Allo stesso modo, però, esistono i punti di vista, le prospettive, le
emozioni – rimaste per lo più nell’ombra – di innumerevoli persone che
hanno tratto una profonda impressione da ciò che è accaduto a Berlino
il 9 novembre di ventidue anni fa. Il video proposto è lo sguardo di
un diciassettenne tedesco, Frederik Ramm, che il giorno successivo
alla caduta del muro si recò a Berlino e scattò una sessantina di fotografie;
un modo come un altro di essere presente, di partecipare, di
lasciare una piccola impronta personale. Nello stesso momento un’altra
impronta, ugualmente personale, molto più ‘mediatica’, forse, ma
non per questo meno autentica, veniva incisa indelebilmente nella memoria
collettiva: il più grande violoncellista di tutti i tempi, Mstitslav
Rostropovič, improvvisò un concerto di fronte al muro in demolizione.
Suonò, come egli stesso riferì in un’intervista, non per la gente,
ma “per innalzare una preghiera di ringraziamento”: cacciato dalla sua
patria, l’Unione Sovietica, il grande musicista vide finalmente rinascere
la speranza di ricostruire la propria vita spezzata dall’esilio.
A questo punto entra in gioco un’altra emozione, un’altra impronta,
fissata per sempre nella memoria di una bambina: una bambina che
non riconobbe né Rostropovič né le Suites di Bach che stava eseguendo,
ma vide, molto semplicemente, un uomo che suonava uno strumento
musicale, e decise che la musica, come la vita, valeva la pena di essere
vissuta. Quella bambina era Sara Malandrone.


Daniel Adams
Andalusian Haiku
2 castagnette a macchina


Suggestioni visive, estrema sintesi di parole ed emozioni, intensità
di immagini: le caratteristiche dell’Haiku giapponese trovano un’inaspettata
vitalità nei ritmi e nelle sonorità della Spagna meridionale,
evocata attraverso il timbro delle castagnette. Daniel Adams, compositore
e didatta statunitense contemporaneo, utilizza la forma metrica
della più tradizionale composizione poetica del Giappone per modellare
una struttura ritmica che può essere paragonata ad una formarondò;
le 17 sillabe (5 + 7 + 5) che formano i 3 versi dell’haiku diventano
17 note, proposte via via in aumentazione di durata (semicrome,
crome, semiminime – sedicesimi, ottavi, quarti), suddivise in gruppi
di 3 battute. Poesia e musica diventano così un tutt’uno: la struttura
base ricorre in una varietà di figurazioni ritmiche e metriche che determinano
gli episodi dell’intera forma, in un crescendo di intensità
che si avvia verso la riproposizione, nel finale, del modello-haiku di
17 note, nitido e definito come i contorni di una stampa giapponese.


W.B.Bradbury – Charlotte Elliott
Just as I am

Pianoforte e marimba

Inno cristiano composto intorno alla metà dell’Ottocento da William
Batchelder Bradbury, con testo di Charlotte Elliott, questo brano
si inserisce nel contesto dello spettacolo non tanto per il suo contenuto
religioso né per il messaggio prettamente salvifico cui solitamente è
associato. Curiosamente – in modo del tutto originale – il pezzo è stato
scelto dalle musiciste, oltre che per la qualità dell’arrangiamento strumentale,
per il significato del titolo, che significa “così, proprio come
sono”: un titolo che racchiude in sé una risposta che vale tanto per la
musica quanto per la vita stessa.  Essere, semplicemente, come si è. (IC)


venerdì 18 marzo 2011

Salviamo l'identità nazionale: l'opera lirica



Nabucco 
Musiche di Giuseppe Verdi  su libretto di Temistocle Solera
prima esecuzione: Milano, 9 marzo 1842



"Salviamo l'identità nazionale: l'opera lirica" . Vedere il maestro Riccardo Muti che, sul palco,  impugna il manifesto insieme alle maestranze del Teatro dell'Opera di Roma è uno spiraglio di luce in mezzo a tutta l'ignoranza che ci circonda...

Lo so, sono di parte perché amo l'opera in modo sconsiderato...ma...che emozione questo Nabucco...terzo e quarto atto sono volati in un soffio, Leo Nucci come al solito impareggiabile, una spettacolare Abigaille la giovane e poco nota (in Italia!) Csilla Boross...ci volevano 150 anni di Unità d'Italia per avere un'opera così in prima serata?!?!? E per di più con i commenti, tra un atto e l'altro, di uno storico e di una musicologa??? (ebbene sì!! i musicologi esistono!! Nello specifico si trattava di Laura Valente, che è intervenuta in modo semplice, esauriente ed efficace... )

L'opera può piacere o meno, o la si odia o la si ama, dicono, ma sfido chiunque a negare che sia un patrimonio storico e culturale del nostro Paese, una tradizione che tanti ci invidiano e che rischiamo di buttare nel ces...tino. C'è chi dice che è noiosa; ebbene, io dico soltanto di non parlare di ciò che non si conosce.  C'è chi dice che la musica non dà da mangiare; allora se tutto ciò che non dà da mangiare è da trascurare, nella vita rimane ben poco!!! 
L'opera, come del resto la musica, è passione, è qualcosa che ti prende e ti toglie il respiro, è un'emozione che non si dimentica e che non è mai uguale a se stessa. è un peccato perdersi qualcosa di tanto speciale...

venerdì 4 marzo 2011

Massé - Dialogo per pianoforte e percussioni



Suonare con qualcuno
e invece capire che è suonare insieme:
attacchi, perfetti o sbagliati, comunque in due.
Scoprire che eravamo già lì e che il tempo non ci poteva far niente.
Voler fare il musicista sapendo che
le note non sono solo giuste o sbagliate ma hanno anche altre dimensioni.
Vedere la tecnica strumentale come indispensabile mezzo ma non come fine.
Avere uno strumento per ponte e non per frontiera.
Credere che non esista il pubblico, ma solo persone che ti stanno ad ascoltare.

Senza Espressione, un duo che si presenta quasi sfidando le più comuni convinzioni riguardanti la musica…è davvero possibile suonare “senza espressione”?..una provocazione, che fin dal primo momento spinge l’ascoltatore ad interrogarsi sul vero e più profondo significato del fare musica.  Perché lo spettacolo proposto dal duo non si presenta come un semplice concerto, un ponderato susseguirsi di pezzi strumentali, bensì racconta una storia. 

Con l’ausilio di mezzi multimediali ma soprattutto per mezzo della musica, composta in creazione originale oppure d’autore, Paola Salvadeo e Sara Malandrone, le musiciste che formano il duo, accompagnano lo spettatore in un viaggio all’interno della propria storia; mostrando non soltanto la nascita del duo, ma prima di tutto il crearsi di un’amicizia, un legame, fatto, prima ancora che di parole, di note e silenzi, di ritmi e di fraseggi. Non a caso il titolo dello spettacolo è Massé – Dialogo per pianoforte e percussioni: un vero e proprio dialogo, un discorso personale e musicale che si dipana, a volte in modo inaspettato e sorprendente, a volte in un ininterrotto flusso di note ed emozioni contrastanti. 

Il pianoforte e le percussioni, strumenti apparentemente ‘distanti’ ma in realtà più vicini di quanto si possa immaginare, sono le due anime di questo viaggio, che sfida i più convenzionali princìpi dell’esibizione musicale quanto il colpo di biliardo che dà il nome allo spettacolo, il Massé, sfida le leggi della fisica disegnando traiettorie inaspettate, apparentemente impossibili, sicuramente imprevedibili. In fondo, esattamente quello che ci aspettiamo dalla musica: che ci emozioni, ovviamente, ci commuova, forse, ci sorprenda, sempre (IC).

Duo Senza Espressione: Paola Salvadeo (Pianoforte) – Sara Malandrone (Percussioni) www.senzaespressione.com

Note musicologiche a cura di Ilaria Castellazzi


Massé – Dialogo per pianoforte e percussioni avrà luogo ad Alba sabato 19 marzo 2011 alle ore 21 presso la chiesa di San Giuseppe, gentilmente concessa dall’Associazione Culturale San Giuseppe onlus. Ingresso gratuito con raccolta di offerte libere a favore dell’Associazione. Al termine dello spettacolo sarà offerto un rinfresco. 

La notizia appare, oltre che su La Stampa del giorno 18 marzo 2011, su giornali locali del territorio e su quotidiani e pubblicazioni online. Per leggere l'articolo clicca  sui link che seguono:
in-langhe.it 
grandain.com 
albaflash.com 
targatocn.it 
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Paola Salvadeo e Sara Malandrone
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