sabato 26 febbraio 2011

guida all'ascolto


"La serva padrona"
di Giovanni Battista Pergolesi (1710-1736) 


due intermezzi a Il prigionier superbo, opera seria di G. B. Pergolesi
 
prima rappresentazione: Napoli, teatro San Bartolomeo, agosto 1733



"Stizzoso, mio stizzoso"  -  Serpina (Soprano) 
dall' Intermezzo I


Vivace, furba, impertinente, mutevole e piena di brio: gli aggettivi si sprecano, ma in realtà  il carattere della bella e maliziosa Serpina non può essere descritto meglio che dalla musica. Il pezzo brillante "Stizzoso, mio stizzoso" ne costituisce una perfetta esemplificazione: il testo fiorisce di monosillabi e frasi concise, brevi, perfettamente modellati entro un tessuto musicale costruito in fraseggi molto corti, note isolate, fioriture contenute affidate ai momenti cadenzanti; la musica, insomma, risponde a precise esigenze realistiche e descrittive, sottolineando i sorridenti ma perentori ordini di Serpina, che riduce il povero Uberto ad un rassegnato silenzio. 

Il ritmo e l'intonazione seguono i movimenti della voce della protagonista, ora ironicamente severa (le note più lunghe del pezzo si attestano sul suo perentorio "cheto, cheto") ora comica e saltellante ("ma, no" - "zit! zit!" : monosillabi su crome in Piano/Pianissimo) ora trionfalmente sicura del suo potere ("Serpina vuol così!" , conclusione ricorrente lungo l'intero pezzo, moderatamente fiorita, decisamente incisiva: la linea melodica della protagonista è immediatamente ripresa dall'orchestra, quasi a sottolinearne e confermarne, anche musicalmente, l'indiscussa autorità). Una minorizzazione della tonalità d'impianto (La bemolle maggiore abbassato brevemente a La minore) sottolinea, come una pennellata di colore diverso, la frase di Serpina "Voi fate il borioso / ma non vi può giovare / bisogna al mio divieto / star cheto e non parlare": quasi un broncio, un momento di capriccioso incupirsi della protagonista, che ribadisce il suo potere su Uberto; un broncio che subito, però, si ritrasforma in sorriso impertinente, sulle crome dispettose di un nuovo,  beffardo ed irrispettoso"zit! zit!".

Magistrale l'interpretazione di Anna Moffo (1958): oltre a dimostrarsi come sempre tecnicamente padrona del pezzo, la grande soprano si rivela una perfetta Serpina nella mimica e nell'espressività , mai caricaturali, ma vive, brillanti.  Sorprendente la  freschezza e spontaneità che la Moffo riesce a trasmettere, senza appesantire un personaggio la cui verve non deve mai scadere nella banalità da scenetta comica, ma al contrario rivelarsi vera protagonista, in grado di piegare il destino alla propria volontà.


Riassunto della trama

Serpina (soprano) è la vivace servetta che detta legge in casa del ricco scapolo Uberto (basso), eterno indeciso in balìa dell'intraprendenza della ragazza. Per ristabilire la propria autorità Uberto annuncia di volersi sposare; la diabolica Serpina architetta quindi  un piano per costringere Uberto a sceglierla come moglie. Presenta così l'altro servo di Uberto, Vespone (parte mimata) travestito dal suo presunto promesso sposo, Capitan Tempesta: un temibile personaggio muto che in realtà parla attraverso la ragazza, reclamando una sostanziosa dote. Messo alle strette, Uberto (che ha un debole per la servetta e nel contempo intende evitare l'esborso...) sceglie di sposare lui stesso Serpina, che da serva...diventa così padrona.
 

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